Snellimento delle procedure, semplificazioni sempre più a portata di mano. Sembra che si sia arrivati a una svolta? Non ne siamo certi, ma i prodromi sono positivi. Il dl n. 7/07, convertito nella legge n. 40/07, ha introdotto la possibilità di comunicare la nascita di nuove attività al Registro delle imprese. Con la denominazione «Comunica» questo procedimento dovrebbe essere definitivamente operativo dal prossimo 19 agosto e consentirebbe alle aziende di poter effettuare gli adempimenti d'iscrizione all'Iva, Inail e Inps presentandosi al cosiddetto «sportello unico» delle Camere di commercio. Quindi un gran risparmio di tempo e risorse. La mancanza del dpcm (regole tecniche) lascia presagire una proroga all'avvio della procedura, perché finora non inserita nell'agenda del governo. Un particolare merito per l'attento e minuzioso lavoro di monitoraggio sull'evento va all'Unappa (Unione nazionale professionisti pratiche amministrative), e al suo presidente, Nicola Testa, che sin dall'inizio hanno creduto nel progetto «Comunica». Oggi più che mai le procedure telematiche e digitali stanno sostituendo i modelli cartacei, ormai vecchi e stereotipati, e non si capisce perché il legislatore è un po' miope nel valutare la necessità di inserire tutti gli intermediari in questo adempimento. Le semplificazioni se sono tali devono esserlo per tutti. E fu proprio il ministro per lo sviluppo economico, Claudio Scajola, che in occasione dell'assemblea annuale della Confesercenti ebbe a dire: «Le liberalizzazioni sono nel Dna del governo Berlusconi». Altro argomento è la guerra per l'adempimento delle «cessioni delle quote». Non ha senso passare dal monopolio dei notai al duopolio con i commercialisti. Arvedo Marinelli, presidente nazionale dell'Ancot, prende una posizione netta sull'argomento. E si appella alla politica affinché la cessione delle quote societarie non diventi «una guerra tra professioni sulle riserve». In questo senso lo stesso Marinelli ha firmato una lettera, indirizzata al ministro delle finanze, Giulio Tremonti, per chiedere «pari dignità», motivando la richiesta con il fatto che anche i tributaristi sono «intermediari abilitati». «La proprietà delle quote e i relativi passaggi sono quelli che risultano al Registro delle imprese», spiega Marinelli, «tutte le comunicazioni e le modifiche vanno fatte con firma digitale dagli amministratori. Non si capisce il motivo per cui atti privati debbano passare al filtro di professionisti che, guarda caso, sono iscritti ad albi, quando la firma digitale ha una sua "valenza giuridica". Non occorre l'intervento di nessun soggetto certificatore. Come sono depositati il bilancio, la nomina degli amministratori e l'elenco soci, non si capisce perché ci si debba comportare in modo difforme per la cessazione delle quote. È adeguatamente certa, sicura e rintracciabile la firma digitale dell'amministratore della società. Non occorre quindi passare per nessun soggetto terzo. Questa è vera semplificazione e riduzione di adempimenti inutili per le imprese».